Phnom Penh Capitale della Cambogia

Phnom Penh. Capitale della cambogia, una città che guarda al futuro , volendo cancellare il suo passato.

 

Phnom Penh  1 Maggio 2016

Percorrendo “Confederatìon de la Russie” o in inglese chiamato anche Russian Blvd , il grande viale che dall’areoporto internazionale di Phnom Penh vi porta al centro cittadino rimarrete meravigliati da una città in fermeto con grattacieli in costruzione, lavori in corso ovunque, e un traffico caotico composto da una miriade di scooter e motorini che sfrecciano da ogni lato ma anche di grandi e moderni SUV.  Ristoranti, cafè e bar abbondano ad ogni lato della strada, una popolazione giovanissima (oltre il 50% dei cambogiani è al di sotto dei 30 anni).

Son passati ormai 40 anni dalla caduta del regime di Pol Pot e dei suoi sangunari  khmer Rossi

Son passati ormai 40 anni dalla caduta del regime di Pol Pot e dei suoi sangunari  khmer Rossi  con il loro modello rivisitato di visione comunista del mondo:  Livellare tutta la società e portarla ad un unica classe di braccianti agricoli dove non esiste la proprietà, non esiste la cultura e coloro che ne sono portatori sono visti come una cosa da eliminare, da distruggere perchè nemici del popolo, si calcola al tempo che su una popolazione di 6,5 millioni, le persone sterminate furono circa 3 millioni (una mattanza umana e culturale).

Phnom Penh La capitale della cambogia è stata per un lungo periodo una città fantasma anzi forse il regime di Pol Pot è riuscito perfino a togliere l’anima a questa città. I suoi artigiani , I suoi professionisti, I suoi insegnanti, I suoi dottori, I suoi musicisti, I suoi architetti , I suoi operai e tecnici specializzati, perfino I suoi contadini più esperti (coloro che sapevano leggere e scrivere)  erano letteralmente  estinti , eliminati per sempre  da questo assurdo regime e con loro moriva tutto il bagaglio culturale e di conoscenze che si portavano dietro.   Phnom Penh fu ripopolata pian piano da quella massa di analfabeti (risparmiati dal regime e spesso facenti parte degli stessi khmer rossi) che provenivano dalla campagna, cambogiani imbruttiti da un’ignoranza atavica che non sapevano  far nulla tranne procurarsi del cibo dalla foresta ; È così che si spiega in parte il lunghissimo periodo di tempo che La Cambogia e in particolare la sua capitale  Phnom Penh ha impiegato per rimettersi in carreggiata rispetto alle altre economie dell’area. ( pensiamo alla sfavillante Bangkok in Thailandia, o a Ho Chi Min City -Saigon in Vietnam).

Nonostante il regime fosse terminato nel 1978-79 la Cambogia ci ha messo  decenni per iniziare nuovamente a crescere, il paese doveva ripartire dall’anno zero.  Si sono dovute riformare tutte quelle professionalità che erano andate scomparse: Dai contadini specializzati, ai sarti, ai falegnami ai mastri muratori, ai meccanici fino poi a ricreare tutti gli specialisti nei mestieri (avvocati, notai, architetti, ingegneri,.ecc).  Per non parlare dello sterminio di Artisti, pittori, musicisti. Negli ultimi anni solamente  grazie all’apporto straniero la Cambogia e la sua capitale Phnom Penh ha riportato un minimo di vita culturale.  (VEDI ARTICOLO: “IL PRIMO CORO PER BAMBINI IN CAMBOGIA”)

Lo splendore della capitale cambogiana durante il periodo coloniale francese

Rimane famosissima la visita del primo ministro di Singapore Lee Kuan Yew che a fine anni ’60 visitò Phnom Penh (poco prima del disastro di Pol Pot) e parlando con il Re cambogiano disse: “la vostra città è splendida forse un giorno anche Singapore potrà raggiungere gli standard di Phnom Penh” .

Lee Kuan Yew non esagerava affatto, Phnom Penh era veramente uno spettacolo! L’amministrazione coloniale francese era finita solo da pochi anni ed aveva lasciato dietro di sè una città curatissima nei minimi particolari e con un’impostazione urbanistica di tipo moderno, grandi Boulevard a 4 corsie circondati da enormi parchi con piante e fiori tropicali, strade alberate e file di ville e villette in ogni stile architettonico, si parte dalla fine del 1800 con l’Art Nouveau (Liberty/Floreale) fino al razionalismo stile “Le Courbusier” che ha influenzato tantissimo  diverse aree della città sia nella costruzione di edifici pubblici che privati. Rimane un esempio il famosissimo  Mercato centrale coperto che sorge al centro della capitale recentemente ristrutturato.

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Phnom Penh Mercato Centrale – Photo di Lisa Mc Knight
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Interno Mercato centrale di Phnom Penh- Photo di Lisa Mc Knight

Energia elettrica ed acqua potabile arrivavano in tutta la città. La città aveva anche un efficiente sistema di fognature, non mancavano spazi pubblici come Biblioteche, Enormi parchi, Università,  Scuole.

I profumi dei fiori tropicali inebriavano l’aria della capitale. Veniva chiamata “Phnom Penh! La perla dell’Asia!!”

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Terrazza nel vecchio quartiere francese di Phnom Penh

Cosa sia rimasto oggi di questa “perla dell’Asia” è difficile dirlo oggi. Molti degli antichi edifici della città sono stati distrutti per far posto a stutture in acciaio e cemento, palazzi e grattacieli,  oppure una serie di edifici tutti uguali: case a schiera una attaccata all’altra  con  attività commerciali a piano terra e abitazioni ai piani superiori. Tetti in lamiera o coperture con tegole in plastica. I marciapiedi sono inesistenti così come i grandi parchi pubblici che un tempo abbondavano. Il trattamento dei rifiuti comincia a diventare un problema. il 90% dei rifiuti finisce in discarica. Vengono riciclate lattine, vetro e bottiglie di plastica con raccoglitori  cambogiani che con il loro carretto passano a ripulire le strade, e ne hanno fatto un vero e proprio business.

La plastica in particolare, quella che serve negli imballaggi, nelle buste, sta diventando un  flagello per la Cambogia che ne è invasa, in particolar modo le campagne attorno ai centri abitati. Phnom Penh detiene il triste primato di avere le campagne con oltre 100 kg di plastica abbandonata per ettaro di territorio.

La mobilità urbana è composta quasi esclusivamente da mezzi privati, sono state istituite negli ultimi 2 anni delle linee di trasporto pubblico urbano (city-Bus) che però hanno ancora qualche problema prima di funzionare a pieno regime.

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Vattanac Tower – Lisa Mc Knight

 

La Cambogia è formalmente una monarchia costituzionale con un re che rappresenta la Nazione (e non ha poteri di governo) ed un primo ministro eletto tramite libere elezioni che si svolgono ogni 5 anni a cui possono partecipare più partiti politici per ottenere il governo del paese. Su carta è l’unico paese dell’area con un simile sistema democratico ma nella realtà dei fatti  il capo del governo Mr. Hun Sen, governa da oltre 30 anni con il suo partito: il “Cambodian people party” e i suoi ministri e funzionari occupano il potere in ogni provincia del paese, alle ultime elezioni solo l’area di Phnom Penh Capitale ha punito severamente il leader del paese votando in massa i partiti dell’opposizione per oltre il 60% consegnando ad Hun Sen solo il 35% dei voti. Una cosa mai accaduta prima nella storia del paese.

Ad, Hun Sen va da atto che però il paese è molto cresciuto negli ultimi anni e la libertà economica che è stata data , vale anche per gli stranieri che vogliono investire qui, e questo non si riscontra in nessun paese dell’area.

Se sei straniero puoi aprire la tua compagnia ed ottenere con facilità la tua licenza commerciale, puoi importare o esportare merci, produrre beni e servizi, le tasse sono basse ed in alcuni settori (come la produzione industriale) esistono zone (SEZ Special Economic Zone) dove non si pagano tasse per 10 anni. Nel paese si può rimanere a lungo pagando una cifra irrisoria per un visto che ti permette di stare per un anno rinnovabile a piacimento.

(VUOI INFORMAZIONI PER ESPATRIARE IN CAMBOGIA – CONTATTACI)

Il vuoto creato del regime comunista di Pol Pot è stato colmato da un capitalismo senza cultura

Phnom Penh ha una popolazione molto giovane, una nuova classe medio/alta che si è arricchita in questi ultimi anni. Hanno fame di novità, hanno fame di occidente, hanno fame di conoscenza della lingua inglese (qui troverete quasi tutti sotto i 40 anni d’età che parlano inglese). Questa popolazione ama i nostri prodotti ma non comprende il valore della cultura, dell’arte, della natura come in occidente o in altri paesi asiatici. Il vuoto creato del regime comunista di Pol Pot è stato colmato da un capitalismo senza cultura.  In pochi anni i cambogiani si sono ritrovati invasi da merci di ogni genere (auto, motori, scooter, cellulari, arredamento, aria condizionata, plastica imballaggi. Nei cinema troverete solamente film di supereroi americani, inoltre i cambogiani hanno devastato oltre il 60% del loro patrimonio forestale con il taglio  incondizionato di legna, creando intere regioni aride, nessuno ha spiegato loro che l’altra faccia della medaglia di questo sviluppo si chiama inquinamento dell’aria, dell’acqua e della terra.

Nel 2015 il paese è cresciuto del +7% e la capitale Phnom Penh è uno dei traini di questa crescita (con una media più alta dell’intero paese) col suo  +8% di PIL in più rispetto all’anno precedente (2014).  Ma la strada da fare è ancora molta, se pensiamo solo ai numeri e non alle percentuali,  l’intero PIL  della Cambogia è di 15 milliardi di $ e la capitale Phnom Penh produce all’incirca metà di questa ricchezza (7 milliardi di $) se confrontiamo i numeri con una nazione vicina come la Thailandia (380 milliardi di Pil nel 2015) o addirittura come l’Italia (2100 milliardi di PIL annuo) ci accorgiamo che la ricchezza prodotta da Phnom Penh in un anno è quella di una medio/piccola provincia italiana.  Questi numeri sono importanti per capire che fare business in Cambogia è molto dura, anche nella sua città più ricca: la capitale Phnom Penh con oltre 3 millioni di abitanti, la capacità di spesa dei suoi abitanti in termini di consumi di massa, rimane molto limitata.

Il futuro di Phnom Penh così come quello dell’intero paese dipenderà molto dalla capacità di integrazione con gli altri paesi asiatici, aumentare di molto il livello culturale per l’intera popolazione che dovrà comprendere che se la Cambogia vuol continuare a crescere la tutela del loro patrimonio naturale è necessaria soprattutto se il paese vuol puntare nel turismo come una delle principali fonti di reddito.  E forse un giorno anche Phnom Penh potrà tornare ad essere “La perla dell’Asia”.

Lorenzo Bianchi

 

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Paolo Genovesi ha detto:

    Un saluto a Lorenzo, una persona molto generosa che mi ha messo a mio agio dal primo contatto telefonico che ho avuto con lui. Il sito è curato e pieno di notizie interessanti, peró avevo un pó di diffidenza.
    Il mio progetto è quello di trasferirmi in Cambogia e fare business, dopo un primo viaggio esplorativo l’anno scorso, quest’anno sono tornato e dopo un iniziale fai da te con relativa perdita economica ho deciso di affidarmi ad un professionista che mi guidasse tra la burocrazia e soprattutto mi facesse comprendere la società khmer, così diversa dalla nostra mentalità, la scelta di affidarmi a Lorenzo è stata azzeccata, come ama dire lui, mi ha fatto risparmiare un anno di tentativi ed esperienze negative, grazie Lorenzo, per l’aiuto ad aprire il conto corrente e per tutti i consigli che mi hai dato, soldi (pochi) spesi bene! Ora mi muovo con molta più disinvoltura e ho la tranquillità che se ho bisogno posso contare su di lui.
    A presto Paolo, Chiara e Massimiliano.

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